Il (mio) paradosso del nonno.

Un pezzo di racconto breve

“Il momento era solenne. Decenni di derisione e scherno da parte della comunità scientifica che oramai lo additava come un folle millantatore di impossibili imprese non erano altro che ricordi spazzatura nella mente del dottor B. Quella che gli si parava davanti era la sua più grande invenzione, magistrale cocktail di ingegneria, fisica e matematica, la macchina del tempo apriva al luminare le strade, le porte e l’oblò ad un futuro ( o forse molti ) che lo avrebbe visto inciso nella memoria del genere umano. Ma prima di guardarsi avanti, il dottor B. sentiva l’esigenza di doversi rivolgere al suo passato, a suo nonno, uomo stolto e meschino, che con le sue azioni altro non aveva fatto che rendere la sua vita e quella della sua prole un inferno in terra. Quell’uomo, nella mente dello scienziato, obnubilata dal senso di onnipotenza, doveva pagare per la propria inettitudine. Aprì l’oblò, fece scendere il suo cane e cavia Einstein, primo vero viaggiatore temporale senziente a completare con successo un viaggio avanti nel tempo di un minuto, e impostò la data temporale standard verso cui dirigersi: primo settembre 1939.

La data non era casuale. L’avo del dottor B. era stato un guerrafondaio fin dalle prime avvisaglie di conflitto in suolo europeo e in quei giorni si stava preparando ad intervenire come volontario su qualsiasi fronte lo avrebbe potuto coinvolgere. Di lì a qualche tempo, avrebbe concepito il padre del dottor B.

L’oblò impiegò tempo a tornare ad una temperatura tale da poter operare; un viaggio così a ritroso nel tempo ne aveva spinto la temperatura sulla soglia dello zero assoluto. Il dottor B. pose piede nel XX secolo e subito si diresse, calibro .22 alla mano, in direzione della piazza centrale del paese dove ogni giorno, alle 12.00, poderosi altoparlanti suonavano il radiogiornale. La notizia dell’invasione tedesca della Polonia era già circolata, ma il dottor B. sapeva che il proprio consanguineo si sarebbe trovato in piazza a mezzogiorno a godersi la realizzazione dei propri più funesti desideri. In quel momento, approfittando della folla, della calca e del rumore il dottor B. si sarebbe avvicinato alle spalle e, premendo la piccola pistola dritta contro la spina dorsale del nonno, gli avrebbe fatto saltare le vertebre. Una morte lenta, atroce e meritata.”


Un estratto della mia Tesi di Laurea “Curve Spaziotemporali Chiuse di Tipo Tempo, ovvero plausibilità e conseguenze del viaggio nel tempo all’interno della teoria della relatività”